LIDO VOLANO. Ai Lidi gli operatori ieri erano alle prese con gli strascichi di una mareggiata settembrina, accompagnata da vento di scirocco e pioggia. Mentre a nord lo smontaggio delle prime file di ombrelloni si è reso inevitabile, per impedire che questi venissero risucchiati dalle onde, a sud invece si è cominciato a togliere le file più vicine ai Bagni. L’erosione costiera resta dunque motivo di preoccupazione per gli operatori dei lidi Volano, Nazioni, Pomposa e Scacchi, perché «basta una soffiata di vento per creare i presupposti di un’emergenza – ha commentato Luca Callegarini, presidente della cooperativa degli stabilimenti balneari del Lido di Volano -. Urge una soluzione definitiva, perché si è visto che portare sabbia a spot con i camion non ha più un’efficacia di lunga durata. E il masterplan annunciato un anno fa dall’assessore regionale Gazzolo ancora non si è visto».
A complicare le cose a stagione ormai avviata, tra maggio e i primi di giugno, si è inserito il ripascimento tardivo con sabbia trasportata per l’appunto mediante camion e non attraverso il sabbiodotto, ma l’intervento era atteso prima di Pasqua. «Al Lido di Volano – ha sottolineato Callegarini – abbiamo pensato bene di accantonare metà del progetto di ripascimento, per destinare una parte di quelle risorse alla realizzazione delle dune invernali, in modo da proteggere i Bagni da eventuali altre mareggiate, con il rischio di ingressioni marine nelle strutture» Paura e preoccupazione sono state rimarcate da Nicola Bocchimpani, presidente di Asbalaneari che raggruppa i bagni dei lidi Nazioni, Pomposa e Scacchi. «Non sappiamo come affrontare la prossima stagione – ha esordito Bocchimpani -; c’è timore a fare investimenti, perché rischiamo di perdere le prime file di ombrelloni, che equivale ad un 20% di utile in meno per ogni fila di ombrelloni che non si riesce a piantare a causa dell’erosione».
«Hanno solo buttato via dei soldi – commenta consigliere provinciale Gino Soncini – Milioni euro spesi per riportare la sabbia sapendo che il mare l’avrebbe mangiata dopo qualche settimana. E questo per anni»
Katia Romagnoli